Concia delle pelli

Concia delle pelli

1579 Da una cronaca di Fausta Vacca: cronaca inedita galatinese del cinquecento: 

Esisteva una congrega detta dei Flagellati o dei battenti che per penitenza si battevano le spalle con la disciplina cioè con il flagello fino a farle sanguinare. La confraternita aveva sede nella chiesa costruita nel 1579 e sita in via Marco A. Zimara.
I Battenti erano celebri per i lunghi viaggi che effettuavano per affari. Un carteggio andato distrutto ricordava che un appartenente alla congrega (io…Pietro Antonio), partì per Roma il 24/02/1581 per ritornarvi il 21 di Aprile. (A Roma la borsa valori delle pelli conciate)
A conferma, il celebre storico locale Monsignore don Antonio Antonaci (1920-2011), scrive che in Galatina, l’arte della manifattura delle pelli costituiva sin dal 400 il nerbo dell’attività artigianale e commerciale che faceva del paese il maggior centro per la lavorazione delle pelli, noto in tutto il regno di Napoli.
Si pensa però che i lavori più gravosi, più inquinanti e pericolosi venissero lasciati all’immigrati dell’epoca, quasi sempre famiglie di ebrei sfuggiti a qualche diaspora o che comunque con questo lavoro riuscivano ad arricchirsi, soprannominati diti-niuri (dita nere). A conferma di ciò in via Zimara a pochi metri dalla chiesa dei Battenti, esiste una casa con un epigrafe in ebraico, forse prova che in quella zona tra il (1400 e1500) esisteva un ghetto giudaico addetto ai lavori della concia.
A riprova, da una cronaca di G. Donno si conosce che a Galatina nel 1770 su 4700 abitanti vi erano una ventina di botteghe ed un centinaio di conciatori soprannominati diti-niuri (dita nere) in riferimento all’utilizzo a mani nude di calce e tannino. Questa miscela solubile in acqua per reazione chimica trasforma la pelle dell’animale in cuoio, ma annerisce i polpastrelli, intossicando gli stessi operatori. L’ultimo laboratorio artigianale per la concia della pelle chiuse definitivamente intorno agli anni 60 del secolo scorso. La grande disponibilità di acqua di natura freatica nel paese favorì questo genere di attività e ne sono testimoni gli innumerevoli pozzi e cisterne ancora presenti nel centro storico.

(Gianfranco Conese)

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