GALATINA – Dalla Contea al Ducato
Alla morte del principe Giovanni Antonio Orsini Del Balzo la città si era così ingrandita da essere elevata a ducato nel 1485 quando fu data dal re di Napoli Ferrante d’Aragona a Giovanni Castriota II (in albanese Gjon Kastrioti), figlio di Giorgio Castriota, detto Scanderbeg, per i servizi resi nella battaglia di Otranto (1480-1481), nella guerra di Ferrara (1482-1484) contro la Repubblica di Venezia e nel recupero di Gallipoli nel giugno del 1484, sanguinosamente conquistata dalla Serenissima. Ferrante gli concesse il titolo di conte, assegnandogli però, in cambio dei feudi, ereditati dal padre (San Giovanni Rotondo e di Monte Sant’Angelo), i feudi di Soleto e di San Pietro in Galatina, e senza confermargli gli eccezionali privilegi doganali e giurisdizionali di cui aveva goduto il padre.
Giovanni e suo figlio Ferrante furono il primo e secondo duca di Galatina. Sotto i Castriota si ebbe una fioritura culturale ed oltre al sorgere di una corte, videro i natali anche il “canzoniere” di Vernaleone, il cui figlio fu amico di Tommaso Campanella, il mistico Pietro “Galatino”, i filosofi Marcantonio Zimara, Francesco Cavoti, gli scultori Nicola Ferrando e Nuzzo Barba e il misterioso pittore Lavinio Zappa. L’unica figlia legittima del duca Ferrante, Irene Castriota Scanderbeg (3ª duchessa di San Pietro in Galatina), nata da Andreana Acquaviva d’Aragona dei duchi di Nardò, portò il ducato di Galatina e la contea di Soleto nella famiglia Sanseverino dopo il suo matrimonio nel 1539 con il principe di Bisignano Pietro Antonio Sanseverino appartenente ad una nobile famiglia napoletana.
Il nucleo originario dell’abitato di Galatina era costituito da un agglomerato di case poste su un banco di argilla in prossimità di una falda freatica affiorante in superficie, che garantiva un adeguato approvvigionamento idrico. Si trattava di un insediamento disaggregato, privo di fortificazioni e strettamente legato all’area rurale. Col passare del tempo gli abitanti furono costretti a migrare in una zona più alta per necessità difensive. Nella prima metà del XIV secolo il feudatario Raimondo del Balzo cinse di possenti mura il territorio urbano, continuamente minacciato dalle incursioni di milizie straniere. La sicurezza offerta dall’imponente cinta muraria richiamò un gran numero di abitanti dai contadi vicini, favorendo un rapido inurbamento; la città assunse un assetto urbanistico regolare e si sviluppò a livello economico e sociale. Nella prima metà del Cinquecento, l’incremento demografico e le conseguente crescita edilizia resero necessario un ampliamento del circuito murario; nel 1539, grazie a un privilegio ottenuto dal viceré Don Pietro di Toledo, la città di Galatina, minacciata dalle invasioni turche, fu inclusa in un vasto programma di difesa del territorio salentino attuato da Carlo V. Le fonti tramandano che le mura trecentesche furono abbattute e che fu convocato in città l’architetto militare Evangelista Menga, noto per aver costruito il castello di Copertino e le fortificazioni nell’isola di Malta, che avevano resistito all’attacco dei Turchi.
- Porta della Piazza (1566)
- Castello ducale
- Porta S.Pietro o Porta Nuova
- Torre Papadia (Tra il Carmine e le Anime)
- Porta San Giorgio (poi dei Cappuccini)
- Torre Capano
- Porta Santa Caterina (1574)
- Torrione Nachi
- Porta Luce (la più antica e ricostruita nel 1795)
Oggi è possibile ammirare solo Porta Nuova (3), Porta Luce (9), Porta Cappuccini (5) e il Castello Ducale (2). Nulla è rimasto di Porta di Santa Caterina, di Porta della Piazza e delle vecchie Torri.